Lo Stretto di Messina:
dal mito ai giorni nostri

1. La leggenda dello Stretto
2. Come si è formato lo Stretto
3. Come sarà la prossima Traversata

Lo Stretto di Messina:
dal mito ai giorni nostri

1. La leggenda dello Stretto
2. Come si è formato lo Stretto
3. Come sarà la Traversata

1. La leggenda dello Stretto

Lo spazio di mare che separa la Sicilia dalla Calabria è presente in tanti miti e leggende risalenti ai tempi della Magna Grecia, come quella di Scilla e Cariddi. Cariddi era una bellissima ninfa, figlia di Poseidone dio del mare e di Gea la Terra, che viveva nel lato siciliano dello Stretto. Un giorno Cariddi rubò ad Ercole dei buoi e per questo venne punita da Zeus che la trasformò in un gigantesco mostro marino, condannata a distruggere le imbarcazioni di passaggio per soddisfare la sua fame, creando enormi vortici d’acqua. 

Anche Scilla era una bellissima ninfa e viveva nella parte calabrese dello Stretto. Un giorno Glauco, mortale pescatore trasformato in semidio con le pinne al posto delle gambe e costretto a vivere in mare, al vedere Scilla uscì dalle acque per corteggiarla. Scilla corse via e si rifugiò nella cima del monte. Al che Glauco andò dalla maga Circe per farsi dare una pozione magica ma Circe si innamorò di Glauco che pero’ la rifiutò. Per vendetta Circe sparse una pozione in mare e quando Scilla fece il bagno si trasformò in un enorme mostro marino.

Il primo a scrivere di queste storie fu Omero nell’Odissea, quando Ulisse dovette attraversare in barca lo Stretto ma “incappa in Scilla volendo evitare Cariddi”, l’antenato del nostro “cadere dalla padella alla brace”. Dopo di lui parlarono di questi mostri anche Ovidio ed infine Virgilio nell’Eneide.

In realtà queste storie non rispecchiano per niente la realtà odierna. Se in passato era pericoloso l’attraversamento alle fragili imbarcazioni, oggi non c’è nessuna evidenza di rischi particolari nell’affrontare il passaggio dello Stretto, dove piccoli vortici sono causati dall’incontro delle correnti marine ma non sono di entità rilevanti.  

Se guardiamo l’etimologia delle parole schille (σϰίλλαι) nome greco calabrese, e caridi (ϰαρίδες), nome greco siciliano, entrambe avevano lo stesso significato, ovvero erano due diversi modi di chiamare i gamberetti, abbondanti nelle coste siciliane e calabresi. Essere tra Scilla e Cariddi in passato non significava trovarsi fra due pericoli come si fraintese in un secondo momento ma vi si intendeva l’inutilità del decidere se fermarsi a Scilla o Cariddi, in quanto sempre gamberetti mangerai. Anche qui, l’antenato del nostro “se non è zuppa è pan bagnato”.

1. La leggenda dello Stretto

Lo spazio di mare che separa la Sicilia dalla Calabria è presente in tanti miti e leggende risalenti ai tempi della Magna Grecia, come quella di Scilla e Cariddi.

Cariddi era una bellissima ninfa, figlia di Poseidone dio del mare e di Gea la Terra, viveva nel lato siciliano dello Stretto.

Un giorno Cariddi rubò dei buoi ad Ercole e per questo venne punita da Zeus che la trasformò in un gigantesco mostro marino, condannata a distruggere le imbarcazioni di passaggio per soddisfare la sua fame, creando enormi vortici d’acqua.

Anche Scilla era una bellissima ninfa e viveva nella parte calabrese dello Stretto. Un giorno Glauco, mortale pescatore trasformato in semidio con le pinne al posto delle gambe e costretto a vivere in mare, al vedere Scilla uscì dalle acque per corteggiarla.

Scilla corse via e si rifugiò nella cima del monte. Al che Glauco andò dalla maga Circe per farsi dare una pozione magica ma Circe si innamorò di Glauco che la rifiutò.

Per vendetta Circe sparse una pozione in mare e quando Scilla fece il bagno si trasformò in un enorme mostro marino.

Il primo a raccontare queste storie fu Omero nell’Odissea, quando Ulisse dovette attraversare in barca lo Stretto ma “incappa in Scilla volendo evitare Cariddi”, l’antenato del nostro “cadere dalla padella alla brace”.

Dopo di lui parlarono di questi mostri anche Ovidio ed infine Virgilio nell’Eneide.

In realtà queste storie non rispecchiano per niente la realtà odierna. Se in passato era pericoloso l’attraversamento alle fragili imbarcazioni, oggi non c’è nessuna evidenza di rischi particolari nell’affrontare il passaggio dello Stretto, dove piccoli vortici sono causati dall’incontro delle correnti marine ma non sono di entità rilevanti.  

Se guardiamo l’etimologia delle parole schille (σϰίλλαι) nome greco calabrese, e caridi (ϰαρίδες), nome greco siciliano, entrambe avevano lo stesso significato, ovvero erano due diversi modi di chiamare i gamberetti, abbondanti nelle coste siciliane e calabresi.

Essere tra Scilla e Cariddi in passato non significava trovarsi fra due pericoli come si fraintese in un secondo momento ma vi si intendeva l’inutilità del decidere se fermarsi a Silla o Cariddi, in quanto sempre gamberetti mangerai. Anche qui, l’antenato del nostro “se non è zuppa è pan bagnato”.

2. Come si è formato lo Stretto

Quella che noi chiamiamo Stretto di Messina è una depressione di natura tettonica formatasi in 125mila anni, grazie alle spinte di 3 placche tettoniche che convergono tutte in quel punto, nel centro del Mediterraneo. Grandi terremoti in passato hanno allontanato la costa della Sicilia da quella della Calabria, in media uno ogni 600/1000 anni, quando l’energia accumulata viene dissipata in pochi secondi. In passato Sicilia e Calabria erano unite, lo dimostra la stessa conformazione dei monti Peloritani in Sicilia e dell’Aspromonte in Calabria.

Ad oggi lo Stretto è una lingua di mare larga 3.15 km nel punto più stretto e 100m in quello meno profondo. Questa valle sottomarina viene solcata da 2 correnti marine dipendenti dalle maree dei due mari, il Mar Tirreno ed il Mar Ionico. Quando l’uno è in bassa marea l’altro è in alta, provocando così due correnti marine diverse. Di mattina, quando attraverseremo a nuoto lo Stretto, avremo la corrente a favore dal Tirreno allo Ionio. Il continuo ricambio d’acqua ed il differente livello di salinità dei due mari formano le condizioni ideali per la flora e fauna marina.  Inoltre le acque dello Stretto, a causa delle correnti, sono di circa 4/6 gradi inferiori a quelle dei due mari.

2. Come si è formato lo Stretto di Messina

Quella che noi chiamiamo Stretto di Messina è una depressione di natura tettonica formatasi in 125mila anni, grazie alle spinte di 3 placche tettoniche che convergono tutte in quel punto, nel centro del Mediterraneo.

Grandi terremoti in passato hanno allontanato la costa della Sicilia da quella della Calabria, in media uno ogni 600/1000 anni, quando l’energia accumulata viene dissipata in pochi secondi.

In passato Sicilia e Calabria erano unite, lo dimostra la stessa conformazione dei monti Peloritani in Sicilia e dell’Aspromonte in Calabria.

Ad oggi lo Stretto è una lingua di mare larga 3.15 km nel punto più stretto e 100m in quello meno profondo. Questa valle sottomarina viene solcata da 2 correnti marine dipendenti dalle maree dei due mari, il Mar Tirreno ed il Mar Ionico.

Quando l’uno è in bassa marea l’altro è in alta, provocando così due correnti marine diverse. Di mattina, quando attraverseremo a nuoto lo Stretto, avremo la corrente a favore dal Tirreno allo Ionio.

Il continuo ricambio d’acqua ed il differente livello di salinità dei due mari formano le condizioni ideali per la flora e fauna marina.  Inoltre le acque dello Stretto, a causa delle correnti, sono di circa 4/6 gradi inferiori a quelle dei due mari.

3. Come sarà la Traversata

Ogni Traversata non agonistica ha un massimo di 30 nuotatori, divisi per velocità in gruppi da 3. Per ogni gruppetto ci sarà una barca di supporto con il capitano ed un bagnino a bordo, i quali accompagneranno e guideranno tutti i partecipanti nella Traversata. Una undicesima barca, con medico e traduttore a bordo, per le navi di passaggio, coordinerà tutte le operazioni. Due ambulanze saranno predisposte sia in partenza che all’arrivo.

La Traversata a nuoto dello Stretto inizia dalla spiaggia Torrefaro a Messina per arrivare, dopo circa 3.5km, alla spiaggia di Cannitello, località di Villa San Giovanni a Reggio Calabria. Per completare la Traversata i più veloci di noi hanno impiegato 55 minuti mentre i più lenti 1 ora e 20. Tutti i partecipanti sono riusciti nell’impresa.

3. Come sarà la Traversata

Ogni Traversata non agonistica ha un massimo di 30 nuotatori, divisi per velocità in gruppi da 3. Per ogni gruppetto da 3 ci sarà una barca di supporto con il capitano ed un bagnino a bordo, i quali accompagneranno e guideranno tutti i partecipanti nella Traversata.

Una undicesima barca, con medico e traduttore a bordo, per le navi di passaggio, coordinerà tutte le operazioni. Due ambulanze saranno predisposte sia in partenza che all’arrivo.

La Traversata a nuoto dello Stretto inizia dalla spiaggia Torrefaro a Messina per arrivare, dopo circa 3.5km, alla spiaggia di Cannitello, località di Villa San Giovanni a Reggio Calabria.

Per completare la Traversata i più veloci di noi hanno impiegato 55 minuti mentre i più lenti 1 ora e 20. Tutti i partecipanti sono riusciti nell’impresa.

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Traversata dello Stretto di Messina

La sfida: a nuoto lo stretto di Messina

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